Verso Gerico

Finalmente Gerico! Lasciandoci alle spalle Gerusalemme con tutte le sue liturgie, i suoi paramenti, le sue feste comandate e le sue solennità, e le sue inutili e tristi diatribe su Dio, la religione, il sacro e il misterioso, ecc. di quante cose inutili sono fatte le religioni, tutte le religioni, compresa la nostra.

Non mancavano persone per bene a Gerusalemme e neppure fra i giudei, eppure Gesù, volendo indicare un modello da seguire, sceglie un Samaritano. Tra i giudei, il peggiore insulto che si poteva scagliare contro un uomo era quello di chiamarlo “ samaritano”.

Della vittima incappata nei briganti non sappiamo il nome, potrebbe essere anche il nostro! Però sappiamo che è stato spogliato, colpito, steso a terra, abbandonato mezzo morto, uno che da solo non ce la fa. Scrive un poeta dei nostri giorni che: il mondo geme con le vene aperte; c’è un immenso peso di lacrime in tutto ciò che vive, una moltitudine di umanità derubata, umiliata, percossa, rinchiusa fra recinti di filo spinato o ricacciata in mare, sacche di umanità che nessuno vuole . . . “.

Nessuno di noi può dirsi estraneo alle sorti del mondo, anche in questo nostro 2022, nessuno può dire onestamente “ io faccio un’altra strada , io faccio la mia strada”. Siamo tutti sulla medesima strada e ci salveremo tutti insieme oppure periremo tutti. Che sia un prete a girare al largo non meraviglia, lui appartiene alla categoria di quelli che devono sempre andare oltre. Ma dove sta questo oltre? Cosa c’è oltre? Oltre l’umanità non c’è nulla, c’è solo l’inutile!

Abbiamo bisogno amici, abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti ad amare il Cielo, ci aiuti a capire e a credere in ciò che abita il Cielo, ad amare e credere in Dio; ma proprio per questo a vivere fortemente innamorati della terra, di questa terra, di questo tempo, di questa umanità. Se bastava il cielo, perché mai Dio si sarebbe fatto umanità, si sarebbe fatto Cristo con tutto ciò che ha significato e significa.

Ringraziamo amici tutti coloro, uomini e donne, religiosi o laici che ci hanno insegnato a nutrirci di Cielo, a nutrirci di Dio per innamorarci della terra, della storia, dell’umanità. e capire che non c’è vera umanità senza compassione! E questo vale per tutti! credenti o laici, vale anche per gli atei. Non c’è umanità senza compassione reciproca, senza farsi vicini e fratelli gli uni degli altri. Le dolorose ferite di questo tempo nascono da un’umanità incapace di compassione reciproca, di rispetto reciproco, indifferente al dolore del prossimo, di riconoscimento reciproco della umana dignità.
Certo amici che davanti al dolore del prossimo, non è spontaneo fermarsi! Ma non attendiamo che la carità sgorghi spontaneamente; non attendiamo di essere attratti dai poveri per accoglierli e aiutarli. Quando Francesco d’Assisi abbraccia e bacia il lebbroso, non lo fa perché questo gli piace, ma perché l’altro ne ha bisogno! Il lebbroso ha bisogno che qualcuno lo abbracci e lo baci per ricominciare a sentirsi uomo, per cominciare a guarire dal suo male, per capire che la lebbra può essere una malattia ma mai una maledizione.

Non si è samaritani per motivi che riguardano il nostro io e i nostri, né quella problemi, ma per motivi che riguardano l’altro, il suo bisogno, i suoi problemi. La compassione non è un istinto ma una conquista, non serve a far carriera professionale, religiosa o politica, magari esibendo tau, crocifissi, rosari o vangeli; la compassione semmai ci impegna a farci un po’ più poveri, a vivere con più sobrietà per liberare qualcuno dalla miseria, serve a diventare fratelli e si impara a condividere la vita, la fatica, il pane e la gioia di vivere.

Certo, la compassione e la disponibilità a prenderci cura del prossimo si conquista meglio vicino a Dio. Il farci prossimi all’altro è una conquista che mette al centro la vita, il valore e il dolore, la fatica e la ferita dell’altro e fa dimentica un poco se stessi.

Il racconto di Luca si conclude mettendo in fila dieci verbi per descrivere l’amore verso il prossimo, potrebbero essere una variante dei dieci comandamenti:” lo vide, si mosse a pietà, si avvicinò, versò, fasciò, caricò, lo portò, si prese cura, pagò, . . . fino al decimo verbo: al mio ritorno salderò il debito se manca qualcosa.

Questo amici, è il nuovo decalogo, i nuovi dieci comandamenti di ogni giorno, per credenti e non credenti, perché l’umanità sia vera e il vivere insieme, sia per tutti la strada buona da percorrere.