Se tu mi ami allora le mie parole le sentirai tue, dette per te, scritte per te. Se tu mi ami, solo se mi ami, tu capirai. Se tu mi ami sentirai la mia presenza come una benedizione nella tua vita, se tu mi ami vivrai da credente, mi sentirai amico,. Questo ci chiede oggi, il Signore Gesù
Un detto medievale recita: ”I giusti camminano, i sapienti corrono, gli innamorati volano.” L’amore mette una energia nuova, una luce nuova e una gioia possibile in tutto ciò che fai e, ti pare di volare. Dicevamo domenica scorsa, che il Signore non ci vuole servitori, ci vuole figli innamorati di Lui e della sua Parola; e noi sappiamo, noi crediamo, che la Parola di Dio si è fatta carne, si è fatta, Gesù, il Cristo, si è fatta presenza vicinanza a ciascuno di noi, per ciascuno di noi.
Gesù Cristo è venuto a noi per rivelarci, per manifestarci, per renderci possibile un’esperienza nuova di Dio; non più l’Onnipotente da temere, quasi asserviti alla sua volontà. Ma un padre Abbà che ama e custodisce la nostra vita e il nostro vivere. Nel suo insegnamento, Gesù, non si preoccupa di salvaguardare l’onore e la gloria di Dio ma soprattutto di affermare il bene dell’umanità, perché Dio, il Dio rivelato da Gesù Cristo trae la sua gloria e la sua gioia, dalla nostra disponibilità ad amarci e a prenderci cura gli uni gli altri come fa Lui.
Apriamo il Vangelo e scopriamo un Dio e Signore che non chiede di essere servito ma ci chiede di lasciarci servire da Lui, di lasciarci guarire da Lui, di lasciarci amare da Lui. L’Evangelista Giovanni ci testimonia che Dio viene per amarci anche se noi siamo lontani e ostili verso di Lui. Luca ci parla di un padre che corre incontro al figlio smarrito che ritrova la via di casa e ritorna, Matteo ci descrive Gesù chinato su quanti sono fragili, su quelli che sono “ caduti”, impegnato a rimetterci in piedi. Marco ci parla di un Dio che rialza, perdona, guarisce, e dona lo Spirito Santo.
Abbiamo bisogno di sperimentare una cristianità serena, più fraterna e più solidale, capace di porre il bene comune al di sopra e prima del bene personale. La grandezza umana non si misura dalla durezza o dalla ferocia punitiva o escludente ma dalla mitezza accogliente. L’errante, come il diverso e lo straniero non è mai il mio nemico ma il mio possibile fratello.
Oggi noi viviamo tempi duri, contrapposizioni cattive, esclusioni crudeli, prosperano troppi seminatori di odio, troppi trafficanti di morte, troppi inventori di paure e di nemici alla porta, stiamo correndo su una strada sbagliata, la strada dell’inimicizia, della fraternità negata, allora la guerra è una delle tante varianti possibili, se l’altro è percepito come il nemico.
Di tre cose abbiamo bisogno per camparci dignitosamente la vita: * un pezzo di pane quotidiano che nutra la nostra fame di umanità. ** Un po’ di affetto da donare e da ricevere perché non è bene che uno sia solitudine. *** un luogo dove sentirsi a casa, dove si è attesi, dove la nostra presenza è benedizione, dove la nostra parola è ascoltata.
“ Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Cari amici: Dio non si merita ma si accoglie quado bussa alla nostra vita. Accoglierlo con i suoi doni. Perché Lui non viene per toglierci le cose, il tempo o la vita, Lui viene a dare pienezza alla nostra vita e per dare un orizzonte eterno al nostro vivere. Viene a noi e ci porta lo Shalom, la pace biblica del Risorto che non dice soltanto la fine del conflitto, ma molto di più. Certo: lo shalom è un miracolo fragile da custodire con cura e amore grande, perché solo “ se uno mi ama …”.