Questo non è il mio regno

Gesù interrogato da Pilato conferma di essere re, e si affretta a precisare: ”il mio regno non è di questo mondo”. Nella  grande preghiera che  Gesù stesso ci ha insegnato e che la Chiesa, lungo i secoli ci ha consegnato come professione di fede, siamo invitati a pregare perché il suo Regno venga, la sua volontà si compia, come in cielo così anche sulla terra.

Dunque quello che noi oggi stiamo vivendo non è, veramente il Regno di Dio, neppure la Chiesa  esprime pienamente il Regno di Dio, e ci viene da dire: “meno male!”  perché dal Regno di Dio ci si aspetta molto di più e di diverso da quanto ci è dato sperimentare oggi. 

Questione religiosa? Frustrazione cattolica? Se abbiamo il coraggio di essere onesti con noi stessi e con quanti ci vivono accanto ogni giorno, direi di no.  Tornassero tra di noi i nostri padri e le nostre madri, ci direbbero chiaramente che non è questo il mondo per cui hanno tanto sofferto, sperato e lottato, per cui tanti di loro sono morti. Se guardiamo negli occhi onestamente i nostri figli e i nostri nipoti, anche noi diciamo che non è questo il mondo che vorremmo lasciare loro in eredità. Vivere pienamente il Vangelo è certamente impegnativo e difficile ma in troppi cristiani, forse, ci hanno rinunciato per vivere di niente.

Ma è questione che riguarda tutti, credenti e laici, perché anche la Costituzione repubblicana è stata tradita da molti, da troppi; e ci siamo accomodati a convivere, più o meno consapevoli con mafie e corruzione, accettando iniquità e ingiustizie come normalità; eppure  ai nostri padri e alle nostre madri, la Costituzione è costata lacrime e sangue nella speranza di darci un modo migliore di vivere. Ma se circa cento personaggi rinviati a giudizio per attività mafiosa e corruttiva, siedono, democraticamente eletti nel Parlamento della Repubblica, c’è un problema, un enorme problema.

Il mio Regno non è di questo mondo, dice il Signore Gesù a Pilato. Dove si combatte, dove si fa violenza, esclusioni, discriminazioni, dove c’è razzismo e disprezzo dei piccoli, dove conta e domina la legge del più forte, dove il denaro e il potere sono la misura di tutto, non è il mio regno. Il mio Regno è là dove l’umanità fiorisce in tutte le sue forme, dove i grandi si mettono a servizio dei piccoli, dove il pane, il sapere, la salute, le libertà sono di tutti e per tutti, dove regnare è servire la vita e la dignità di tutti e di ognuno. 

“ Io  non sono venuto per essere servito, ma per servire “ Mt 20, 28.  Io non prendo la vita di nessuno ma offro la mia vita come cibo, come nutrimento perché voi viviate. Pilato non è in grado di capire e torna a chiedere: “dunque tu sei re? “ e Gesù risponde: “si, io sono re “. Di questa risposta, Pilato ne farà il titolo della condanna, la inchioderà sulla croce insieme  a Gesù, il re dei giudei, il re che, pensa Pilato, io ho sconfitto.

E poi esce sul balcone e presenta Gesù alla folla: ”Ecco l’uomo!“ forse lo vuole schernire ma in realtà fa una grande affermazione profetica che, da quel balcone, attraversa i secoli affermando che l’umanità più vera è là dove l’umano che è in ciascuno di noi impara ad essere libero, onesto, mai violento, mai corrotto o mafioso, mai guerrafondaio o trafficante, mai dominatore ma si fa servo e custode della verità, della dignità, della trascendenza, della spiritualità e dell’intelligenza di ogni persona e custode del bene di ogni vita. 

Un Dio che serve. Nel Regno di Dio nessuno domina, nessuno è padrone, neppure Dio, lui si definisce Abbà, cioè “Padre esclusivamente buono”.