I quaranta giorni della Quaresima non vanno confusi con una quarantena, neppure al tempo del coronavirus. I giorni della quaresima servono pur riunire, non per separare. Sono il tempo prezioso per prendere coscienza e condividere la nostra vulnerabilità fisica, culturale, spirituale.
Abbiamo iniziato con l’antico rito delle ceneri a ricordarci che “ siamo polvere e che polvere siamo incamminati a ritornare”. Non è una condanna ma un solenne invito ad accogliere la vita come missione. Lo Spirito del Signore ci è dato per dare un senso vero alla nostra vita e al nostro vivere; polvere o terra sì, ma non desolata!
Chiamati a divenire terra amata, terra benedetta, terra innamorata; e a renderci terra amata, benedetta e innamorata sono le nostre scelte quotidiane, la qualità del nostro vivere, le relazioni che costruiamo, è ciò che esce dalle nostre menti, dal nostro cuore e dalle nostre mani.
La prima cosa che vorremmo capire bene e che veramente può farci bene è che la quaresima non ci si impone come il tempo della mortificazione ma come l’opportunità di ricominciare, come se, la nostra vita e il nostro vivere, dopo aver sperimentato o subito le gelate invernali, tornasse a sperimentare la freschezza vitale di una nuova primavera, puntando diritti verso la luce nuova della Pasqua.
Quaresima è come potatura dell’inutile che è in noi perché il meglio fiorisca e dia frutti buoni e abbondanti.
“ Che le pietre diventino pane ” dice il diavolo e non dice niente di male! Il pane è un bene necessario e si sta male quando ci manca. Gesù non ha mai cercato il pane solo per sé ma si è fatto pane per la fame di molti e, ci chiederà, di fare altrettanto. Il pane cercato solo per me è un fatto puramente materiale, è roba che metto dentro, carburante per il mio motore.
Il pane cercato per il prossimo è un fatto altamente spirituale che nutre il corpo ma anche la mente, sazia il cuore, coltiva lo spirito perché genera solidarietà, comunione, relazionalità, crea e dona rispetto, il pane cercato per il prossimo riconosce diritti e restituisce dignità, ci rende umani e fraterni. Ci nutre di umanità, ci svela il volto e il cuore di Dio, ci regala gesti e parole che fanno vivere. Per questo Gesù si fa pane per la fame del mondo e ci invita a fare altrettanto.
La scelta di condividere il pane produce un’esperienza nuova di umanità, nasce il riconoscimento della dignità di tutti e per tutti, che cura ferite e riapre cammini di incontro fra diversi, dove la vita, la salute ,il coraggio e le paure dell’altro diventano un mio problema “ mi importa, mi sta a cuore, e questo, mi libera dall’ossessione del “ si salvi chi può” che produce paure crudeli e scarti di umanità, impariamo tutti a “ salvarci insieme”.
Il diavolo tenta Gesù, come può tentare ognuno di noi, e lo fa con la Bibbia in mano. Conosce le Scritture! Ma non le ama e le usa a suo vantaggio, o almeno, ci prova. Gesù ci riporta al cuore della Fede, al mistero dell’Incarnazione, al Dio che non si sottrae alla fatica degli umani ma prende corpo dentro di essa, facendosi uomo, uomo piccolo che non cerca miracoli o scorciatoie, ma vive pienamente la fedeltà alla vita, alla storia, al Padre e al prossimo.
È vero che Gesù ha umanamente fallito. Ma da quel “ fallimento” è nata una nuova storia che ha generato una moltitudine immensa di uomini e donne che noi chiamiamo “ I Giusti, I Santi, I Testimoni “. Una storia alternativa alla logica del potere.
Ci sollecita a lasciarci riconciliare con Dio Padre, con la storia che stiamo costruendo, con l’umanità di questo tempo, con madre terra sulla quale vivono e vivranno le persone che abbiamo più care al mondo. Avere FEDE in Dio è imparare ad amare e ad amarci come Lui ci ama.