Obbedire solo alla felicità. È un libretto fantastico di Roberto Mancini, edito nel 2014 a Romena. L’ho ritrovato in questi giorni cercando qualcosa di veramente bello per vivere in pienezza l’imminente arrivo della primavera e della Pasqua. Rileggerlo è stato un vero e proprio momento di grazia. Lo propongo a voi tutti; è piccolo, costa poco ma è una miniera di roba preziosa.
Roberto Mancini, è un filosofo che sa fare della filosofia un dono per le nostre vite, nella concretezza del nostro “camminare” sulla terra. Mancini è ordinario di filosofia teoretica presso l’università di Macerata, inoltre insegna Economia Umana all’Accademia di architettura dell’università di Mendrisio nella Svizzera italiana, autore di una infinità di libri e di saggi. È godibilissimo nel leggerlo ed è, cosa assai preziosa e rara, accessibile un po’ a tutti.
Certo, leggere Mancini qualche rischio si corre; scoprire quanto la nostra umanità sia ostaggio delle regole del sistema economico nel quale siamo immersi, e quanto le angosce che viviamo, siano il frutto malato della società civile e religiosa che ci siamo costruiti, non certamente a immagine del Dio dell’amore.
Il testo risponde a due grandi domande che valgono per tutti, anche per chi, in questo momento, vi sta entusiasticamente presentando questo libretto:
1° Come possiamo fare esperienza di Dio? Del Dio di Gesù Cristo?
2° In che modo si attiva quel coraggio che ci permette di superare la nostra paura di vivere?
Un cammino che pone molte domande e ci accompagna alla ricerca di risposte vere ma che non risponde al posto nostro. Un percorso in cui entreranno in gioco idee e convinzioni, in cui saremo accompagnati a ripensare persino le parole più usate. Un esempio? Partiamo dal titolo: “Obbedire solo alla felicità” Che vuol dire? Come possono stare insieme obbedienza e felicità?
Spiega Mancini: “Se l’obbedienza significa piegare la testa, sacrificare la libertà, rinunciare a ciò che vale, guardando dal basso a una autorità che sta in alto, allora dove si obbedisce non si ama, né è possibile una vita vera. Se invece l’obbedienza si traduce nel dedicare la vita a ciò che la rende vera, amando le persone, la bellezza, il senso di ogni cosa e l’armonia di tutte queste presenze, allora obbedire significa seguire la via della felicità.
Una felicità fatta di condivisione e fondata sulla misericordia, orientata alla felicità di chi amiamo, alimentata dalla giustizia, incompatibile con l’esclusione di qualcuno”.
Obbedire solo alla felicità, allora non è un precetto da osservare. È la direzione di marcia necessaria a scoprire il profumo della vita. E vale la pena, avventurarsi su questa pista. Merita davvero inoltrarci in questo viaggio di parole non privo di scossoni.
Fare insieme una vera e propria “Rivoluzione dell’anima e della vita”.