Giovanni Nerbini Vescovo di Prato

Carissimi confratelli sacerdoti,

in questo tempo di pandemia ho ricevuto, con una certa regolarità, riflessioni da un discreto numero di persone in sofferenza: laici, sacerdoti, uomini e donne, progressisti e conservatori. Le cause del disagio sono le più diverse ma tutte riconducibili in un modo o in altro alle limitazioni che la diffusione del coronavirus ha determinato: come facciamo a vivere privati dei sacramenti? Perché accettiamo limitazioni dal potere politico? Nel 1630 di fronte all’epidemia della peste la salma di san Carlo Borromeo fu portata in processione perché ora ci rassegniamo così velocemente? Ma la CEI appare confusa, essa stessa disorientata, di fronte alle decisioni del governo e scostante nelle prese di posizione!