Fedeltà è non commettere atti impuri

Vi do un comandamento nuovo; non uno in più, ma uno che li riassume tutti: “ che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi “.  Alla fine erano davvero troppi. Sono ancora troppi, tra imposizioni, proibizioni, regole del si è sempre fatto così. Alla fine diventano due: uno all’inizio “ abitate la terra e custoditela”, uno  ai tempi nostri “ amatevi gli uni gli altri come io vi amo”. 

Tutto più facile? La risposta è nelle nostre mani, nel nostro cuore e nelle nostre menti, nelle nostre scelte quotidiane, di noi chiamati a divenire discepoli di un Dio e Signore che non chiede la nostra obbedienza ma la nostra fedeltà. Perché  sedotti dalla sua bontà.  Il servo obbedisce. Il figlio ama.

La novità del cristianesimo non è l’amore ma, imparare ad amare come Lui, il Signore, ci ama. Un  po’ tutti sappiamo essere amanti di qualcuno o di qualcosa ma pochi, veramente pochi sappiamo amare davvero e, le nostre fedeltà sono quantomeno fragili, sia verso il primo comando che verso il secondo.

Il nostro pianeta sta letteralmente scoppiando per l’incuria e la violenza con cui lo trattiamo. Siamo incuranti noi cristiani, ma lo sono anche gli atei e i credenti delle altre religioni, in questo siamo tutti tragicamente solidali e uniti, consideriamo la terra, l’aria e l’acqua come merce, come cose, e le stiamo maltrattando.  Qualcuno ci ha rivelato che sono nostra madre, nostre sorelle, ma non abbiamo imparato ad amarle di più, ad amarle meglio.

Non tutti siamo responsabili alla stessa maniera, ma lo siamo ognuno per la nostra parte. Il  clima peggiora, il deserto avanza, la fame uccide con ferocia milioni di esseri viventi e umani, ma accade lontano da noi. Alcuni siamo turisti in Africa o in Paesi rapinati, accompagnati in villaggi o safari super confortati,  troppe volte incapaci di vederne le ferite dolorose e la grande miseria. A volte le ferite e il pianto degli impoveriti, li vediamo come folclore e ci facciamo complici indifferenti del loro lento martirio.

Solo quando i veleni del consumismo dissennato, arrivano a lambire le nostre città, ad avvelenare i frutti della terra, l’aria e l’acqua di cui si nutro i nostri figli, allora cominciamo a averne paura. Dovremmo  cominciare a preoccuparcene  seriamente anche prima, anche quando a morire di cancro sono i figli degli altri. Lo stesso vale per la guerra, per le troppe guerre in atto, dimenticate o ignorate perché lontane.

Non commettere atti impuri, dice il Signore! Ma cosa c’è di più impuro, immondo, distruttivo e violento di ogni gesto che inquina e avvelena madre terra e semina morte? Cosa c’è di più peccaminoso e impuro di una guerra? Ci vorrebbe una grande capacità di guardare il creato e l’umanità con lo sguardo di Dio, del Dio in cui crediamo, del Dio che preghiamo chiamandolo Padre.

Abbiamo smesso di credere nell’insegnamento di Gesù luce del mondo, ci siamo affidati ai lumi della dea ragione che non sono necessariamente un male, ma alla fine ci siamo stancati anche di loro. Non vogliamo abbracciare le Beatitudini del Vangelo ma ci siamo cancellati dalla mente, dal cuore e dall’anima a  anche il grido  dei rivoluzionari, abbiamo ripudiato il vangelo ma non crediamo più neppure  alla  libertè, fraternitè, legalitè.

Abbiamo ripudiato la rivoluzione cristiana ma abbiamo cancellato anche quella francese che poi, sempre  ampiamente cristiana era. Stiamo  diventando  più che mai figli della paura e della solitudine, affamati di affetti e certezze che il cuore e la ragione sembrano incapaci di darci; crescono paura e solitudine che alimentano l’aggressività.

Abbiamo bisogno di tornare ad essere davvero più umani; è un cammino che ci si impone a tutti; nessuno escluso! Molti tra di noi ci stanno riprovando perché è sempre fertile la terra della nostra anima e perché stiamo scoprendo che non è soltanto il sonno della ragione che genera mostri, anche il venire meno della Fede genera amare solitudini e tristi paure.

Giovanni ci sta parlando dell’ultima cena, Gesù ha appena lavato i piedi ai discepoli consegnandoci la via del servizio. Si è fatto in tutta la sua vita nutrimento per i suoi amici, ora, nel segno del pane spezzato dice ai suoi, “ siate il pane che nutre la vita e sazia la fame dei vostri fratelli”; tra poche ore verserà il suo sangue per la vita del mondo.

Giuda è appena uscito; andrà a venderlo per un pugno di soldi. Pietro tra poco proclamerà per tre volte di non conoscerlo, eppure Gesù, riesce a dire solo parole piene di vita. Sulla croce pregherà il Padre perché ci perdoni tutti ogni volta che, senza sapere quello che facciamo  o non sapendo abbastanza la gravità del male che facciamo, condanneremo qualcuno a uno dei tanti patiboli di cui siamo capaci. E a tutti lascia un testamento che vale tutta una vita:” amatevi, amatevi gli uni gli altri, amatevi come io vi amo”. 

Cari amici; vorrei che questa breve riflessione non finisse mai, che ognuno di noi la continuasse per conto suo, che avessimo tutti il coraggio, almeno per una volta, di non puntare il dito sugli altri, di non cercare capri espiatori, ma di fare pace con noi stessi, riconoscendo e imparando ad amare, curandole, le ferite, le paure, le solitudini e le aggressività  che ci portiamo dentro e che troppo spesso, facciamo pagare agli altri.