Umanità guarita, è il segno e il sogno di ciò che Dio vuole veramente per tutti. Umanità capace di essere benedizione per sé stessa, artefice del proprio bene, capace di prendersi cura di chiunque porta ferite nella carne o nel cuore perché , nel sogno di Dio, nessuno è nemico, nessuno straniero, nessuno escluso da quel briciolo di umanità che ci rende tutti veramente e pienamente umani. In questa storia, che è la nostra storia, Dio non è un dovere, che è roba da sudditi; Dio è il grande desiderio che è roba da figli o da innamorati.
aq\sz1Siamo qui, amici, per fare una cosa bella e importante. Allora lasciamoci incontrare da questo Dio e Signore che ci viene incontro sulle nostre strade, a volte, così faticose e complesse, lasciamoci sedurre dalla sua Parola, troviamo tempo per stare con Dio. Siamo figli di un tempo veloce; è la velocità che determina la nostra possibilità di incontro o di scontro con i nostri simili e, di questo, ne siamo un po’ tutti vittime e artefici.
Gesù, nel suo andare di villaggio in villaggio, nel suo spendersi tra la gente, rivela un Dio che non ha fretta, che cammina a piedi e trova il tempo di ascoltare, incontrare, prendersi cura di quanti vivono nelle periferie esistenziali della vita oltre che delle città; oggi, più che mai, scopriamo che muoversi lentamente è il solo modo che abbiamo per sottrarci alla legge del sistema e per incontrare veramente le persone nella quotidianità, con le gioie, i sogni e i progetti, ma anche con le fatiche, le malattie e solitudini che abitano la vita; ogni vita.
Con Gesù e come Gesù impariamo a lasciarci incontrare dalle persone che ci cercano, a sentire con loro e come loro esigenze di solidarietà e di giustizia, ad ascoltare il grido espresso o soffocato di quanti dicono:” Signore pietà!” Il Signore non chiede chi sono, la loro storia viene dopo, essere colpevoli o innocenti non è indifferente ma viene dopo l’accoglienza.
“Andate dai sacerdoti, presentatevi a loro …” . Oggi dovremmo dire “ presentatevi alle autorità” comunque si intendano e rivendicate la vostra guarigione. Gesù non sta glorificando il potere, semplicemente restituisce dignità ai lebbrosi del sistema.
Quando un povero varca la soglia di un comune o di una chiesa, di una realtà di pubblico servizio, deve potersi sentire a casa sua e, della casa che è sua, sentirne i diritti e i doveri, altrimenti non guarisce. Chi sa solo chiedere è un malato.
“ Andarono e, mentre camminavano, si ritrovarono guariti!” E’ necessario mettersi in cammino per ritrovare il senso pieno della vita. La rassegnazione, l’apatia, la rinuncia facile, non sono virtù cristiane. Pensare che tutto ci sia dovuto, quasi fossimo esentati e disabilitati all’impegno, non è una strada di guarigione. Il futuro entra in noi con il primo passo, come una profezia, come il fiume che comincia con la prima goccia d’acqua, perché: “ la divina Provvidenza conosce solo uomini e donne in cammino”.
“Nove dei lebbrosi guariti non tornano …” Si ritrovano a riassaporare quella vita che avevano perduto, assorbiti dalla felicità di una possibilità ritrovata, dentro la salute, il lavoro, la famiglia, gli affetti più cari, gli amici. E Dio prova gioia per la loro gioia come prima aveva provato dolore per il loro dolore. Forse non tornano, perché ubbidiscono all’ordine di Gesù di andare a presentarsi ai sacerdoti, secondo la Legge.
Ma forse Gesù voleva essere disobbedito: a volte l’obbedienza formale è un tradimento del cuore stesso della Legge! “ Alle volte bisogna andare contro la legge per esserle fedeli in profondità” ( Dietrich Bonhoffer.) Come ha fatto Gesù con la legge del sabato.
Ma uno torna, travolto dallo stupore. Si ritrova guarito e realizza che non si tratta di un colpo di fortuna ma di un tocco di grazia. E torna per ringraziare. Uno a cui non basta essere guarito, uno che chiede di essere salvato.
La maggior parte di noi si alza al mattino in discreta salute e non si sente un graziato o un miracolato e, di fatti, non ringraziamo né il Cielo né la terra e neppure chi ci vive accanto, né chi si prende cura di noi. Tutto dovuto, tutto scontato. E non ringraziamo perché non sappiamo più stupirci, convinti che ci manchi sempre qualcosa.
Respiriamo continuamente ma nessuno ringrazia per il dono dell’aria; l’aria non è avvertita come un dono; diventa un problema solo quando manca o quando è cattiva. Rischiamo, a volte, di ringraziare come “ picciotti” del padrino di turno fino al servilismo per cose molto relative, dimenticando ciò che è essenziale, e questo ci rende fragili e scontenti.
Fermiamoci invece! Fermiamoci davanti a Dio e davanti a chi ci ama e impariamo a dire GRAZIE! Siamo grandi e, grazie a Dio, possiamo anche sapienti e intelligenti quanto basta per imparare a dire: Grazie a Dio ogni giorno.