Commento al Vangelo della terza domenica di Avvento

Dio seduce ancora . . .
perché parla il linguaggio della gioia. 

Nietzsche , in polemica con tutte le religioni tristi, soprattutto con i chierici malinconici di ogni religione, affermava:” Dio seduce ancora proprio perché parla il linguaggio della gioia, e così conforta la vita, dato che il problema della vita coincide con quello della felicità”.

E noi? Abbiamo una speranza da regalare a questo mondo, un grido di vita che annuncia la gioia oppure  replichiamo i lamenti e le paure del sistema? Ci stiamo organizzando dove andare lontano dai problemi di tutti i giorni oppure ci facciamo presenza amorevole verso tutti i fragili, i feriti, gli impoveriti che ci vivono attorno?

SILENZIO. ABBRACCIO, LODE.

Dopo la profezia, il quotidiano, la dura realtà con cui misurarci ogni giorno; come sentire nostre le domande poste a Giovanni Battista là sulle rive del  fiume Giordano, ai margini del deserto, domande che sanno di mani operose, di cuori in ansia, di occhi bruciati dal sole e dalla fatica:” e noi, che cosa dobbiamo fare?” 

E sentirci rispondere dal profeta che puzza di selvatico:” che la tua vita diventi un dono, che la tua vita faccia vivere, che il tuo vivere renda felice qualcuno.  Tutto questo spalanca il cuore  a noi che celebriamo la nascita di LIBERA  nella nostra comunità, noi che oggi, aggiungiamo quattro nuovi volti sull’altare dei Giusti. 

Sebastiano Bonfiglio sindacalista e sindaco di Erice, ucciso da cosa nostra. Padre Ugo De Censis fondatore dell’operazione Mato Grosso. Gino Strada fondatore di Emergency, Luca Attanasio, giovane ambasciatore, assassinato in Congo I loro volti ci guardano, ci interpellano, ci scrutano e ci chiedono: “e tu . . .  da che parte stai?“ Noi da che parte stiamo?

Viviamo un tempo triste e incattivito, pieno di conflitti.  Di respingimenti, di umanità scartata, ritornano i muri di esclusione, le trincee spinate di contenimento e prigionia. Non è il pane che manca sulla tavola del mondo ma la volontà di condividerlo equamente; la voracità di alcuni pochi e la miseria  dei molti,  dei troppi esclusi. 

Ai pubblicani, ai soldati, alle prostitute  e ai loro clienti, come pure ai soldati, oggi diremmo ai mafiosi e ai corrotti; categorie considerate irrecuperabili alla vita di fede, che chiedono:” noi cosa dobbiamo fare? Giovanni risponde: ”Non prendete a nessuno, non estorcete a nessuno, non riducete nessuno a merce, di tutti abbiate rispetto”. 

Sì, perché alla fine, accogliere il Signore che viene a nascere tra di noi significa anche poter dire al nostro prossimo: “ tu sei importante per me e vieni prima di tutte le mie cose e i miei interessi; il pane se è solo per me è un fatto puramente materiale, il pane che diventa per noi è un fatto spirituale. Il pane solo per me mi riempie la pancia, il pane condiviso tra noi  sazia la fame del cuore, della mente e dell’anima, oltre che del corpo e ci rende amici, ci rende compagni – cum panis -”. 

E noi che cosa dobbiamo fare? Giovanni ci dà una preziosa indicazione sul come agire. Perché non conta solo ciò che facciamo ma come lo facciamo. Puoi essere parlamentare o casalinga, prete o contadino, docente o militare, non conta la professione ma la qualità dell’agire: con quanta giustizia, impegno, umanità, con quanta passione e professionalità svolgo il mio compito. Là dove sono chiamato a vivere, nell’umile fatica quotidiana, lì sono chiamato ad essere un uomo innamorato della giustizia, una donna creatrice di comunione.

La vera domanda che pone il profeta non è cosa stiamo aspettando, ma chi stiamo aspettando, noi non siamo in attesa di una sagra, ma di una persona che viene a noi, viene a ciascuno di noi con amore, e ci cambia la vita, perché Dio, almeno Dio, finalmente Dio ci ama per ciò che siamo e ci rende capaci di diventare ciò che dovremmo, ciò che potremmo, ciò che vorremmo finalmente essere.

La risposta di Dio alle nostre attese è il Natale di Gesù: un fiore di carne, un pianto di bimbo, incarnazione del grido di Jahvè che ripete ancora ad ogni vivente, a ciascuno di noi: tu mi fai felice. E cantare tutti insieme:” credo in te Signore, perché sei un Dio felice. Credo in te perché attraverso il tuo amore fai giovane ogni vita. Credo in te mio Dio fatto carne che eternamente non fai che considerare ogni donna, ogni uomo ben più importante di te stesso “.

E allora vieni Signore Gesù, vieni a nascere tra di noi, c’è posto per te nella nostra vita, con Te iniziamo una nuova storia.

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